lundi 23 novembre 2009





Materialismo Relativistico

Il materialismo sicuramente ha contribuito alla conoscenza della natura ed ha abituato l’uomo ad una grande pazienza di ricerca, scrupolo e accuratezza. Ha prodotto e messo a nostra disposizione senza precedenti una ricchezza - non sempre benefiche purtroppo, ma anche molto utili - di invenzione, scoperte, strumenti, conquiste, opportunità alle quali, pochi di noi vorrebbero tuttavia rinunciare. Ma per quanto possa sembrare paradossale esso ha anche rafforzato l’idealismo dell’uomo. Nell’insieme esso gli ha dato una speranza più grande ed ha umanizzato la sua natura.

Pur tuttavia molte cose negative sono state dette del materialismo da coloro che hanno preferito osservare la vita dall’alto piuttosto che dal basso o che sostengono di vivere nella più luminosa atmosfera della mente idealistica o eterea dell’esistenza spirituale.

Al materialismo è stata attribuita la creazione di grandi mali; esso è stato visto come l’archetipo di una trasformazione detestabile o la falsa guida che conduce l’umanità ad una spaventosa catastrofe. Coloro il cui temperamento e l’immagina-zione sono attratti da un idealistico passato lo accusano per quei cambiamenti culturali, sociali e politici che essi aborriscono, considerandoli come un turbamento, per fortuna, dicono, temporaneo, di valori morali eterni e di gerarchie divinamente costituite. Coloro che – più numerosi – guardano oltre sperando in un idealismo più grande e in una spiritualità più alta, vedono nel suo declino e nel suo dissolversi un’occasione fortunata per lo spirito umano.

La scienza è stata dichiarata sospetta come guida o istruttore dell’umanità e costretta a rimanere relegata entro i suoi propri confini, poiché essa è stata per molto tempo il battistrada di una visione materiale dell’esistenza e un’ispiratrice di ateismo e agnosticismo, che conduce alla vittoria del materialismo e dello scetticismo.

La ragione è stata criticata perché il razionalismo e il libero pensiero sono stati considerati sinonimi di pensiero materialistico.

Tuttavia il materialismo non è ancora morto come la maggior parte lo dichiarerebbe; esso è ancora sostenuto da un numero considerevole di operatori della scienza, probabilmente la maggioranza. Le forti tracce del passato non possono essere cancellate così facilmente dalla mente umana.

Il parziale successo dei principi materialistici o alcuni suoi fallimenti è dovuto principalmente alla creazione di nuovi idoli da sostituire ai vecchi. Ma prima di liquidare definitivamente il materialismo, sarà utile vedere che cosa gli dava forza, che cosa esso ha trascurato e così conformare i nostri nuovi punti di vista. Esaminiamo imparzialmente i suoi risultati:

Il mito della ragione

Ricordiamo che Robespierre e i rivoluzionari francesi, ispirandosi ai principi dell’illuminismo materialistico, pensarono, fra l’altro, di liquidare in modo spicciativo religione e preti, confiscando i loro beni e facendoli ghigliottinare. Tuttavia si resero subito conto che senza preti e religioni, le masse si rendevano incontrollabili. Per rimediare a ciò pensarono di elevare la ragione a dio supremo, quasi da adorare, tant’è che fecero costruire in suo onore un monumento. È indubbio che la religione era stata da sempre lo strumento di oppressione e controllo sociale delle classi subalterne da parte dei poteri forti. Quindi era inevitabile che in loro assenza, si sarebbero scatenati risentimenti e ribellioni dei meno privilegiati ed per di più in un contesto sociale che predicava “Libertè, Egalitè, Fraternitè” solo a parole, perché è indubbio che non può esserci fratellanza, quando si permette lo sfruttamento, l’arricchimento e l’eredità dei propri beni ai propri discendenti.

Il mito della scienza

Qui io non voglio mettere in discussione il metodo scientifico, perché ha permesso tutte le conquiste che sono sotto i nostri occhi. Pur tuttavia molto spesso oggi la scienza è concepita come il dio supremo a cui rivolgersi. Infatti scienziati e medici sono considerati i nuovi sacerdoti a cui rivolgersi acriticamente per gestire la nostra salute e i nostri affari. Non a caso la stessa chiesa si rivolge agli scienziati per la conferma o meno dei miracoli, quasi che la scienza dovrebbe sapere spiegare ogni cosa, e che gli stessi scienziati siano sempre in buona fede.

Il mito del socialismo utopistico

La speranza di una società migliore è stata al centro della maggior parte delle costruzioni filosofiche utopistiche a partire dagli inizi del XIX secolo. Alcuni pensatori ripresero e rielaborarono i principi di eguaglianza e di giustizia sociale già presenti nella rivoluzione francese in una grande varietà di modelli politici e sociali. Il denominatore comune di questi modelli, scaturiti dal doppio influsso della rivoluzione francese e della rivoluzione industriale, risiedeva nella convinzione che ogni miglioramento e trasformazione sociale dovesse aver luogo attraverso la realizzazione sperimentale di formazione di singoli falansteri o fondazioni di colonie in patria o l'edificazione di una piccola Icaria. Essi, in analogia con il metodo scientifico, avevano immaginato la loro realizzazione in una città ideale nell'isola di utopia (u-topia = fuori logo).

Si sa che gli esperimenti scientifici vengono fatti in laboratorio, cercando di ricreare le condizioni particolari e adeguate allo scopo. Intanto non basta progettare un esperimento, poi occorre passare all’applicazione pratica e quindi alla successiva verifica. Invece i pensatori socialisti utopistici per la realizzazione di tutti questi castelli in aria facevano appello alla filantropia dei cuori e delle tasche borghesi e respingendo ogni azione politica e lotta delle classi subalterne e sfruttate.

Tuttavia nel novecento, l'utopia è stata in parte rivalutata dal filosofo marxista tedesco Ernst Bloch, che, nella sua opera "il principio speranza" (1954-1959), l'ha considerata forza propulsiva reale della storia e ne ha dimostrato la persistenza nelle coscienze contemporanee attraverso l'analisi dei miti collettivi quotidiani.

Il mito del partito comunista leninista

Nella concezione leninista, il partito come "avanguardia della classe operaia" ha la funzione di diffondere la coscienza di classe tra i lavoratori. Esso deve essere costituito da "rivoluzionari di professione" organizzati secondo i principi del centralismo democratico e guidato da una teoria corretta, secondo i principi del materialismo dialettico, come metodo scientifico da applicare alla politica, all’economia e a tutte le scienze umane. Per il leninismo, infatti, senza il partito, il proletariato non supererebbe la fase "economicistica" delle rivendicazioni e degli scioperi per aumentare i salari. Preso il potere, il partito concepito dal leninismo deve instaurare la dittatura del proletariato, in pratica la dittatura del partito stesso, in vista della transizione al socialismo. Con la terza internazionale, questi principi organizzativi furono estesi a tutti i partiti comunisti. La dottrina leninista fu interpretata in modi diversi e contrastanti dai successori di Lenin, tra cui Stalin, Lev Trotzkij, Mao Zedong. A mio avviso il fallimento di quel cosiddetto “comunismo” e di tutti i partiti comunisti è dovuto proprio a questa concezione del partito, appunto come il nuovo Dio, da sostituire alle vecchie religioni.

A dire il vero, Lenin sosteneva che tutto il potere doveva essere dato ai Soviet. Ma questo principio fu poco applicato per il semplice fatto che non era stato possibile costituire i soviet in tutto lo sterminato territorio della Russia, soprattutto di quello asiatico. In effetti lenin per la realizzazione di questo processo incontrò molte resistenze locali e, per completare la sua opera, egli auspicava una Rivoluzione Comunista in tutta l’Europa che non venne. Questo dimostra che non è possibile fare una rivoluzione politica se non è già presente o in atto una rivoluzione economica.

Il mito della Democrazia e delle libertà borghesi

In nome di queste, oggi si opprimono, si sfruttano e si reprimono popoli e classe subalterne, si chiedono sacrifici al popolo e si scatenano guerre.

Si erigono monumenti, come la statua della libertà, come simbolo da venerare. È indubbio che senza uguaglianza non si può parlare di libertà, che resta comunque una parola vaga e priva di senso logico (provate a definirla), poiché questa resterà comunque proporzionale alle proprie disponibilità.

Nel caso delle democrazie borghesi, i partiti politici finiscono per essere monopolizzati dalle varie fazioni della borghesia, per il semplice fatto che, dovendo stare alla concorrenza, hanno bisogno di fondi per l’organizzazione e la propaganda. Così finiscono per essere finanziati – in modo diretto o indiretto - dalla varie fazioni della borghesia che poi esigono una contropartita.

Il mito della competizione e del successo.

Io penso che una sana competizione non guasterebbe, purché non si traduca in un mezzo per sottomettere e sfruttare gli altri, perché questo degrada l’uomo a bestie (sia l'oppressore che l'oppresso) con conseguente degradazione della socialità, il che significa una sconfitta anche per le stesse classi privilegiate. Io penso che la competizione dovrebbe essere finalizzata a maggiori responsabilità senza per questo costituire un occasione per un maggiore potere e quindi per sottomettere altri individui.

Una società organizzata ha bisogno di essere gestita e guidata da condottieri, dirigenti, capi in generale, e sono quelli che più si espongono a beneficio degli altri. Per questo hanno sempre goduto di maggiori riconoscimenti. Sempre nelle società umane hanno rappresentato gli interessi di determinate classi sociali e da queste sono stati scelti, osannati e protetti finché hanno svolto un preciso ruolo a beneficio della propria classe di appartenenza, poi quando non servivano più alla loro causa sono stati estromessi con le buone e con le cattive.

Tanto per fare degli esempi, giulio cesare, napoleone, hitler, stalin, mussolini, craxi, sono arrivati al potere perché facevano e proteggevano gli interessi di determinate classi dominanti. Poi quando i loro servizi non servivano più alla causa e non hanno capito che bisognava o cambiare politica o mettersi da parte, da quegli stessi, che li avevano portati al comando, sono stati messi da parte e abbandonati al loro destino.

Il mito del denaro

Io qui non penso di predicare la povertà. Indubbiamente anche in questa società il possesso di denaro ha il suo valore, perché consente di soddisfare tanti bisogni. Pur tuttavia bisognerebbe valutare meglio a quale prezzo.

Materialismo relativistico

Dal momento che la nostra vita e le forme sociali sono in continua evoluzione, una legge, una norma, un modello che possono valere in un determinato tempo o in un determinato luogo o in una determinata circostanza, possono non valere in un altro tempo, luogo o circostanza. Di qui si evince il valore relativo da attribuire anche alle leggi inerenti le scienze umane.

Democrazia diretta - Comunismo

E' possibile trovare un sistema che garantisca da subito la validità di una certa forma sociale di governo, senza aspettare le conseguenze negative?

È indubbio che ciò potrà realizzarsi quando si potrà instaurare un rapporto diretto con il popolo, che non è certamente la democrazia parlamentale borghese, ma una forma di democrazia diretta, in cui siano rappresentati tutti i cittadini e garantiti diritti e doveri uguali per tutti. Questo è possibile attraverso la realizzazione di organismi rappresentativi di categorie di cittadini dislocati nei Comuni e la condivisione dei mezzi e strumenti di produzione (industrie, trasporti, terre, materie prime, ecc…). In questo caso si potrà avere un rapporto diretto tra i cittadini e i loro rappresentati che così possono essere controllati nelle loro scelte e decisioni ed eventualmente subito destituiti.

Questo dovrebbe essere il solo modo per evitare le scorciatoie autoritari e oppressive, le quali poi portano ad intervenire inevitabilmente con repressioni e punizioni di vario genere, ma anche attraverso l’utilizzo di miti e religioni al fine di annebbiare il popolo per poterlo controllare e gestire secondo certi interessi di parte e che finiscono per favorire sistematicamente le classi privilegiate. Non sarebbe auspicabile applicare alle forme sociali il principio: meglio prevenire che combattere?

In tutto questo io ci credo, non per fede, ma perché vedo che l'umanità va in questa direzione. Basti osservare che le forme di potere hanno un carattere sempre meno autoritario assoluto e si avviano verso forme più democratiche, dove le cariche, una volta assolute e tramandate da generazioni a generazioni, quasi come divinità immortali, oggi sono più limitate nel tempo e sottoposte a maggiori controlli da parte dei gruppi sociali di appartenenza.

Comunemente si crede che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo abbia avuto origine nel momento in cui una elite prende il sopravvento sul resto della popolazione. Non è così perchè la schiavitù, il servaggio e tutte le forme di subalternità hanno avuto prigine dai prigionieri di guerre, tratte di schiavi/e, da zone colonizzate da parte popolazioni più progredite...

La storia dell'umanità è storia di conquiste ma anche di lotte di sottomessi che si sono ribellati alla loro schiavitù. Sicché i potenti di turno hanno dovuto fare ricorso sempre a nuove leve man mano che i vecchi schiavi si emancipavano.

Con le nuove forme di comunicazioni, le varie regioni del mondo subiscono una più facile e maggiore comprenetrazione, sicché c'è da aspettarsi che nell'arco di qualche decennio si potrà stabilire un maggiore equilibrio economico e sociale fra tutte le genti e i popoli del mondo. E solo allora si potrà cominciare a parlare in senso concreto di socialismo e di comunismo che non può che essere internazionale.

Umanità Dio supremo

Nella realizzazione del Comunismo l’umanità diventa il Dio supremo, l’arbitro ultimo dal quale nessuno, prima o poi, potrà sfuggire. Così il culto dell’umanità significa il riconoscere il nostro simile con tutti i suoi limiti e le sue debolezze, significa appunto tolleranza, disponibilità all’aiuto, solidarietà, ma anche rispetto e riconoscimenti di uguali doveri e diritti per tutti, con conseguente benefici per tutti. Questa è la vera rivoluzione, da praticare fin da subito e ogni giorno anche singolarmente. Le scorciatoie furbesche, ipocrite, opportunistiche di questa cultura borghese, possono anche conseguire risultati lusinghieri, ma non certamente duraturi e senza il risvolto di amare sorprese.

Io non ho timore di un dio trascendentale, ma dei miei simili, perché da loro sarò giudicato, da loro dovrò essere accettato e con loro vorrei vivere in pace ed in armonia.

Siti consultati:

www.linearossage.it

it.encarta.msn.com

it.wikipedia.org

www.filosofia.org

www.marxismo.slinder.net

www.marxists.org

www.biblio-net.com

Francesco Lantana








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