Materialismo Relativistico Il materialismo sicuramente ha contribuito alla conoscenza della natura ed ha abituato l’uomo ad una grande pazienza di ricerca, scrupolo e accuratezza. Ha prodotto e messo a nostra disposizione senza precedenti una ricchezza - non sempre benefiche purtroppo, ma anche molto utili - di invenzione, scoperte, strumenti, conquiste, opportunità alle quali, pochi di noi vorrebbero tuttavia rinunciare. Ma per quanto possa sembrare paradossale esso ha anche rafforzato l’idealismo dell’uomo. Nell’insieme esso gli ha dato una speranza più grande ed ha umanizzato la sua natura. Pur tuttavia molte cose negative sono state dette del materialismo da coloro che hanno preferito osservare la vita dall’alto piuttosto che dal basso o che sostengono di vivere nella più luminosa atmosfera della mente idealistica o eterea dell’esistenza spirituale. Al materialismo è stata attribuita la creazione di grandi mali; esso è stato visto come l’archetipo di una trasformazione detestabile o la falsa guida che conduce l’umanità ad una spaventosa catastrofe. Coloro il cui temperamento e l’immagina-zione sono attratti da un idealistico passato lo accusano per quei cambiamenti culturali, sociali e politici che essi aborriscono, considerandoli come un turbamento, per fortuna, dicono, temporaneo, di valori morali eterni e di gerarchie divinamente costituite. Coloro che – più numerosi – guardano oltre sperando in un idealismo più grande e in una spiritualità più alta, vedono nel suo declino e nel suo dissolversi un’occasione fortunata per lo spirito umano. La scienza è stata dichiarata sospetta come guida o istruttore dell’umanità e costretta a rimanere relegata entro i suoi propri confini, poiché essa è stata per molto tempo il battistrada di una visione materiale dell’esistenza e un’ispiratrice di ateismo e agnosticismo, che conduce alla vittoria del materialismo e dello scetticismo. La ragione è stata criticata perché il razionalismo e il libero pensiero sono stati considerati sinonimi di pensiero materialistico. Tuttavia il materialismo non è ancora morto come la maggior parte lo dichiarerebbe; esso è ancora sostenuto da un numero considerevole di operatori della scienza, probabilmente la maggioranza. Le forti tracce del passato non possono essere cancellate così facilmente dalla mente umana. Il parziale successo dei principi materialistici o alcuni suoi fallimenti è dovuto principalmente alla creazione di nuovi idoli da sostituire ai vecchi. Ma prima di liquidare definitivamente il materialismo, sarà utile vedere che cosa gli dava forza, che cosa esso ha trascurato e così conformare i nostri nuovi punti di vista. Esaminiamo imparzialmente i suoi risultati: Il mito della ragione Ricordiamo che Robespierre e i rivoluzionari francesi, ispirandosi ai principi dell’illuminismo materialistico, pensarono, fra l’altro, di liquidare in modo spicciativo religione e preti, confiscando i loro beni e facendoli ghigliottinare. Tuttavia si resero subito conto che senza preti e religioni, le masse si rendevano incontrollabili. Per rimediare a ciò pensarono di elevare la ragione a dio supremo, quasi da adorare, tant’è che fecero costruire in suo onore un monumento. È indubbio che la religione era stata da sempre lo strumento di oppressione e controllo sociale delle classi subalterne da parte dei poteri forti. Quindi era inevitabile che in loro assenza, si sarebbero scatenati risentimenti e ribellioni dei meno privilegiati ed per di più in un contesto sociale che predicava “Libertè, Egalitè, Fraternitè” solo a parole, perché è indubbio che non può esserci fratellanza, quando si permette lo sfruttamento, l’arricchimento e l’eredità dei propri beni ai propri discendenti. Il mito della scienza Qui io non voglio mettere in discussione il metodo scientifico, perché ha permesso tutte le conquiste che sono sotto i nostri occhi. Pur tuttavia molto spesso oggi la scienza è concepita come il dio supremo a cui rivolgersi. Infatti scienziati e medici sono considerati i nuovi sacerdoti a cui rivolgersi acriticamente per gestire la nostra salute e i nostri affari. Non a caso la stessa chiesa si rivolge agli scienziati per la conferma o meno dei miracoli, quasi che la scienza dovrebbe sapere spiegare ogni cosa, e che gli stessi scienziati siano sempre in buona fede. Il mito del socialismo utopistico La speranza di una società migliore è stata al centro della maggior parte delle costruzioni filosofiche utopistiche a partire dagli inizi del XIX secolo. Alcuni pensatori ripresero e rielaborarono i principi di eguaglianza e di giustizia sociale già presenti nella rivoluzione francese in una grande varietà di modelli politici e sociali. Il denominatore comune di questi modelli, scaturiti dal doppio influsso della rivoluzione francese e della rivoluzione industriale, risiedeva nella convinzione che ogni miglioramento e trasformazione sociale dovesse aver luogo attraverso la realizzazione sperimentale di formazione di singoli falansteri o fondazioni di colonie in patria o l'edificazione di una piccola Icaria. Essi, in analogia con il metodo scientifico, avevano immaginato la loro realizzazione in una città ideale nell'isola di utopia (u-topia = fuori logo). Si sa che gli esperimenti scientifici vengono fatti in laboratorio, cercando di ricreare le condizioni particolari e adeguate allo scopo. Intanto non basta progettare un esperimento, poi occorre passare all’applicazione pratica e quindi alla successiva verifica. Invece i pensatori socialisti utopistici per la realizzazione di tutti questi castelli in aria facevano appello alla filantropia dei cuori e delle tasche borghesi e respingendo ogni azione politica e lotta delle classi subalterne e sfruttate. Tuttavia nel novecento, l'utopia è stata in parte rivalutata dal filosofo marxista tedesco Ernst Bloch, che, nella sua opera "il principio speranza" (1954-1959), l'ha considerata forza propulsiva reale della storia e ne ha dimostrato la persistenza nelle coscienze contemporanee attraverso l'analisi dei miti collettivi quotidiani. Il mito del partito comunista leninista Nella concezione leninista, il partito come "avanguardia della classe operaia" ha la funzione di diffondere la coscienza di classe tra i lavoratori. Esso deve essere costituito da "rivoluzionari di professione" organizzati secondo i principi del centralismo democratico e guidato da una teoria corretta, secondo i principi del materialismo dialettico, come metodo scientifico da applicare alla politica, all’economia e a tutte le scienze umane. Per il leninismo, infatti, senza il partito, il proletariato non supererebbe la fase "economicistica" delle rivendicazioni e degli scioperi per aumentare i salari. Preso il potere, il partito concepito dal leninismo deve instaurare la dittatura del proletariato, in pratica la dittatura del partito stesso, in vista della transizione al socialismo. Con la terza internazionale, questi principi organizzativi furono estesi a tutti i partiti comunisti. La dottrina leninista fu interpretata in modi diversi e contrastanti dai successori di Lenin, tra cui Stalin, Lev Trotzkij, Mao Zedong. A mio avviso il fallimento di quel cosiddetto “comunismo” e di tutti i partiti comunisti è dovuto proprio a questa concezione del partito, appunto come il nuovo Dio, da sostituire alle vecchie religioni. A dire il vero, Lenin sosteneva che tutto il potere doveva essere dato ai Soviet. Ma questo principio fu poco applicato per il semplice fatto che non era stato possibile costituire i soviet in tutto lo sterminato territorio della Russia, soprattutto di quello asiatico. In effetti lenin per la realizzazione di questo processo incontrò molte resistenze locali e, per completare la sua opera, egli auspicava una Rivoluzione Comunista in tutta l’Europa che non venne. Questo dimostra che non è possibile fare una rivoluzione politica se non è già presente o in atto una rivoluzione economica. Il mito della Democrazia e delle libertà borghesi In nome di queste, oggi si opprimono, si sfruttano e si reprimono popoli e classe subalterne, si chiedono sacrifici al popolo e si scatenano guerre. Si erigono monumenti, come la statua della libertà, come simbolo da venerare. È indubbio che senza uguaglianza non si può parlare di libertà, che resta comunque una parola vaga e priva di senso logico (provate a definirla), poiché questa resterà comunque proporzionale alle proprie disponibilità. Nel caso delle democrazie borghesi, i partiti politici finiscono per essere monopolizzati dalle varie fazioni della borghesia, per il semplice fatto che, dovendo stare alla concorrenza, hanno bisogno di fondi per l’organizzazione e la propaganda. Così finiscono per essere finanziati – in modo diretto o indiretto - dalla varie fazioni della borghesia che poi esigono una contropartita. Il mito della competizione e del successo. Io penso che una sana competizione non guasterebbe, purché non si traduca in un mezzo per sottomettere e sfruttare gli altri, perché questo degrada l’uomo a bestie (sia l'oppressore che l'oppresso) con conseguente degradazione della socialità, il che significa una sconfitta anche per le stesse classi privilegiate. Io penso che la competizione dovrebbe essere finalizzata a maggiori responsabilità senza per questo costituire un occasione per un maggiore potere e quindi per sottomettere altri individui. Una società organizzata ha bisogno di essere gestita e guidata da condottieri, dirigenti, capi in generale, e sono quelli che più si espongono a beneficio degli altri. Per questo hanno sempre goduto di maggiori riconoscimenti. Sempre nelle società umane hanno rappresentato gli interessi di determinate classi sociali e da queste sono stati scelti, osannati e protetti finché hanno svolto un preciso ruolo a beneficio della propria classe di appartenenza, poi quando non servivano più alla loro causa sono stati estromessi con le buone e con le cattive. Tanto per fare degli esempi, giulio cesare, napoleone, hitler, stalin, mussolini, craxi, sono arrivati al potere perché facevano e proteggevano gli interessi di determinate classi dominanti. Poi quando i loro servizi non servivano più alla causa e non hanno capito che bisognava o cambiare politica o mettersi da parte, da quegli stessi, che li avevano portati al comando, sono stati messi da parte e abbandonati al loro destino. Il mito del denaro Io qui non penso di predicare la povertà. Indubbiamente anche in questa società il possesso di denaro ha il suo valore, perché consente di soddisfare tanti bisogni. Pur tuttavia bisognerebbe valutare meglio a quale prezzo. Materialismo relativistico Dal momento che la nostra vita e le forme sociali sono in continua evoluzione, una legge, una norma, un modello che possono valere in un determinato tempo o in un determinato luogo o in una determinata circostanza, possono non valere in un altro tempo, luogo o circostanza. Di qui si evince il valore relativo da attribuire anche alle leggi inerenti le scienze umane. Democrazia diretta - Comunismo E' possibile trovare un sistema che garantisca da subito la validità di una certa forma sociale di governo, senza aspettare le conseguenze negative? È indubbio che ciò potrà realizzarsi quando si potrà instaurare un rapporto diretto con il popolo, che non è certamente la democrazia parlamentale borghese, ma una forma di democrazia diretta, in cui siano rappresentati tutti i cittadini e garantiti diritti e doveri uguali per tutti. Questo è possibile attraverso la realizzazione di organismi rappresentativi di categorie di cittadini dislocati nei Comuni e la condivisione dei mezzi e strumenti di produzione (industrie, trasporti, terre, materie prime, ecc…). In questo caso si potrà avere un rapporto diretto tra i cittadini e i loro rappresentati che così possono essere controllati nelle loro scelte e decisioni ed eventualmente subito destituiti. Questo dovrebbe essere il solo modo per evitare le scorciatoie autoritari e oppressive, le quali poi portano ad intervenire inevitabilmente con repressioni e punizioni di vario genere, ma anche attraverso l’utilizzo di miti e religioni al fine di annebbiare il popolo per poterlo controllare e gestire secondo certi interessi di parte e che finiscono per favorire sistematicamente le classi privilegiate. Non sarebbe auspicabile applicare alle forme sociali il principio: meglio prevenire che combattere? In tutto questo io ci credo, non per fede, ma perché vedo che l'umanità va in questa direzione. Basti osservare che le forme di potere hanno un carattere sempre meno autoritario assoluto e si avviano verso forme più democratiche, dove le cariche, una volta assolute e tramandate da generazioni a generazioni, quasi come divinità immortali, oggi sono più limitate nel tempo e sottoposte a maggiori controlli da parte dei gruppi sociali di appartenenza. Comunemente si crede che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo abbia avuto origine nel momento in cui una elite prende il sopravvento sul resto della popolazione. Non è così perchè la schiavitù, il servaggio e tutte le forme di subalternità hanno avuto prigine dai prigionieri di guerre, tratte di schiavi/e, da zone colonizzate da parte popolazioni più progredite... La storia dell'umanità è storia di conquiste ma anche di lotte di sottomessi che si sono ribellati alla loro schiavitù. Sicché i potenti di turno hanno dovuto fare ricorso sempre a nuove leve man mano che i vecchi schiavi si emancipavano. Con le nuove forme di comunicazioni, le varie regioni del mondo subiscono una più facile e maggiore comprenetrazione, sicché c'è da aspettarsi che nell'arco di qualche decennio si potrà stabilire un maggiore equilibrio economico e sociale fra tutte le genti e i popoli del mondo. E solo allora si potrà cominciare a parlare in senso concreto di socialismo e di comunismo che non può che essere internazionale. Umanità Dio supremo Nella realizzazione del Comunismo l’umanità diventa il Dio supremo, l’arbitro ultimo dal quale nessuno, prima o poi, potrà sfuggire. Così il culto dell’umanità significa il riconoscere il nostro simile con tutti i suoi limiti e le sue debolezze, significa appunto tolleranza, disponibilità all’aiuto, solidarietà, ma anche rispetto e riconoscimenti di uguali doveri e diritti per tutti, con conseguente benefici per tutti. Questa è la vera rivoluzione, da praticare fin da subito e ogni giorno anche singolarmente. Le scorciatoie furbesche, ipocrite, opportunistiche di questa cultura borghese, possono anche conseguire risultati lusinghieri, ma non certamente duraturi e senza il risvolto di amare sorprese. Io non ho timore di un dio trascendentale, ma dei miei simili, perché da loro sarò giudicato, da loro dovrò essere accettato e con loro vorrei vivere in pace ed in armonia. Siti consultati: www.linearossage.it it.encarta.msn.com it.wikipedia.org www.filosofia.org www.marxismo.slinder.net www.marxists.org www.biblio-net.com Francesco Lantana |
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lundi 23 novembre 2009
La filosofia del Materialismo, che nega l’esistenza di sostanze spirituali, afferma che la materia è all’origine di tutte le cose, le quali vengono generate secondo un rapporto deterministico di causa-effetto, senza nessun finalismo, inoltre che la vita emozionale dell’uomo deriva dalla materia che forma il corpo. Attorno alla metà del Settecento, tale dottrina viene ripresa - diventando materialismo meccanicistico - da un gruppo di filosofi dell’Illuminismo.
Tuttavia, secondo questa filosofia di vita, le emozioni sono fondamentali della nostra vita. Da esse traiamo gli stimoli che muovono i nostri comportamenti. Seppure ogni singola emozione sia importante, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità.
Esse, specialmente se intense, possono infatti provocare alterazioni somatiche diffuse. Esse sono l'essenza della qualità e della varietà delle esperienze umane e mediante le quali ogni uomo ha la possibilità di relazionarsi con il mondo circostante e di apprendere.
La capacità di "dare un valore" alla realtà rappresenta la sensibilità di un individuo. La sua capacità di captare quello che gli sta accadendo intorno, gli permette di valutare quello che è positivo da quello che è negativo per lui. È una facoltà indispensabile per la sopravvivenza. Non si ricordano i fatti di per sé, ma in rapporto al fatto che evocano gioia, tristezza, piacere e dolore.
La perdita dell'equilibrio emotivo provoca molte infelicità umane e rappresenta la causa di disturbi mentali, dalle nevrosi alle psicosi. Le emozioni, inoltre, contribuiscono al consolidamento delle opinioni ed influenzano la ragione, ma creano anche dipendenza.
Le emozioni si formano attraverso il vissuto psicologico di ciascuno, sono avvertite in modo del tutto soggettivo ma attraverso le stesse espressioni fisiche. Esse si manifestano, infatti, in modelli di comportamento tipici e stereotipati. Questi modelli sono definiti dalle espressioni del volto, dal comportamento e dal coinvolgimento del sistema nervoso autonomo (non volontario).
Le immagini di volti sorridenti o tristi, oppure di animali raccapriccianti, sono in grado di catturare l'attenzione dell'osservatore. Non solo, ma questo meccanismo di allerta funziona anche a livello inconscio, per cui anche nei momenti in cui l'attenzione è concentrata altrove, si capta un volto spaventato. In termini più semplici: intuire le emozioni aiuta a compiere una scelta valida, basandosi sull'espressione del volto di chi ci sta di fronte.
Il legame istantaneo e non conscio presuppone un collegamento diretto tra stimolo e aree cerebrali sottocorticali (molto probabilmente l'amigdala), il quale consente una risposta automatica in tempi brevissimi.
La filosofia ha spesso visto emozione e ragione come due entità opposte, ma in certe circostanze i processi con correlati emotivi possono influenzare positivamente le capacità di giudizio e ragionamento. I meccanismi che captano le emozioni da un lato, e dall'altro i sentimenti, cioè gli stati d'animo soggettivi, sono in grado di pre-giudicare. Pre-giudizio in questo caso significa avere a disposizione una possibile risposta comportamentale, sulla base delle precedenti esperienze di valore che il cervello ha archiviato.
Il ruolo di questi pregiudizi è stato dedotto studiando individui che avevano subito una lesione della corteccia ventromediale prefrontale e confermato con le tecniche di imaging cerebrale (TAC, PET, risonanza magnetica). Le capacità intellettive di questi pazienti restano tuttavia intatte e dovendo fare una scelta, essi compiono sempre quella meno vantaggiosa.
Alessitimia ed empatia
L'alessitimia è l'incapacità o l'impossibilità di percepire le proprie e le altrui emozioni, mentre l'empatia è la capacità di entrare in sintonia con i propri stati d'animo e quegli altrui .
Paura
Con il termine paura si indicano stati emotivi che vanno da una condizione fisiologica come l'apprensione, la preoccupazione, l'inquietudine, l'esitazione o da una patologica come l'ansia, il panico, il terrore, la fobia.
Fobia
E' La paura di essere osservati mentre si sta facendo qualcosa, per esempio parlare in pubblico o, più semplicemente, parlare con una persona. In questi casi la persona prova imbarazzo e si preoccupa molto di mostrare segni d’ansia, per esempio rossore, tremore, sudore e di non riuscire a parlare in pubblico. Di conseguenza, questi soggetti evitano le occasioni sociali o vi partecipano con notevole disagio.
Angoscia
Stato di ansia accompagnato da viva preoccupazione o paura, o stato di inquietudine che deriva all'uomo da una tensione irrisolta, o stato caratterizzato da paure irrazionali e accompagnato a volte da vertigini, sudorazione e disturbi cardiaci, scatenato da un accumulo di tensione sessuale o di eccitazioni di origine interna o esterna.
Gioia
Stato d'animo di contentezza.
Rabbia
Attraverso la rabbia è possibile riconoscere un particolare disturbo funzionale, dalle manifestazioni espressive, alle modificazioni fisiologiche costanti. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che negli animali.
Disprezzo
Come il disgusto, anche il disprezzo mette in guardia l'individuo da situazioni potenzialmente pericolose, ma a differenza del disgusto, sembra essere un'emozione più evoluta poiché ha come riferimento principale non un oggetto materiale, ma un essere vivente in relazione con un ambiente sociale.
Gelosia
Si è cercato di descriverla, di definirla, ma soprattutto di stabilire quali persone vi siano più inclini, quali fatti la producano e quali comportamenti provochi. E' uno stato emotivo-affettivo complesso e può essere di due tipi: quella romantica e quella da competizione sociale.
Imbarazzo
L’imbarazzo è una tipica emozione sociale fortemente connessa alla percezione che ciascuno di noi ha di se stesso e delle sue caratteristiche in relazione agli altri.
Da quanto precede si comprende l’enorme importanza delle emozioni nella vita di un individuo, sia dal punto vista fisiologico che sociale. Si comprende allora come hanno giocato un ruolo fondamentale nell’arte, nella letteratura, nel cinema…
Non a caso religioni, maghi e guaritori “giocando” su di esse, hanno fatto leva sulle coscienze per condizionarle e sottometterle al loro controllo. In particolare hanno sfruttato l'angoscia che procura il vivere e la morte da quando l'uomo ha preso consapevolezza della sua natura.
Solo recentemente con la psicologia, psicoanalisi e neurologia le emozioni sono state oggetto di studio sistematico ed approfondito secondo i metodi di tutte le scienze.
Oggi anche le imprese industriali e commerciali, attraverso la pubblicità, le utilizzano, per piazzare sul mercato i propri prodotti. Questi meccanismi psicologici vengono studiati ed approfonditi da personale specializzato come psicologi, medici, neuroscienziati… Niente viene improvvisato.
Stesso discorso da parte dei politici attraverso la propaganda.
Conclusione
In ultima analisi, per essere più concreti e meno astratti, al dualismo materia e spirito (anima) dovremmo sostituire il dualismo materia ed emozione (mente), considerando la seconda come manifestazione della prima, senza dimenticare che anche le emozioni influenzano il corpo.
"Mens sana in corpore sano", si diceva una volta. Ma forse il detto andrebbe rovesciato: "corpus sanun in mente sana", nel senso che in ultima analisi la mente ha un ruolo fondamentale, sicuramente molto di più di quanto non si pensasse solo qualche secolo fa, ma che religioni, sciamani e maghi avevano già compreso da molto tempo prima e ne avevano fatto fonte di controllo delle coscienze e spesso per fini poco nobili.
Per saperne di più:
Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche
Portale web di informazione su tutti gli aspetti del benessere
Approccio cognitivo-comportamentale sulle emozioni
L'Educazione Razionale Emotiva
Francesco Lantana
PERCHÉ DOBBIAMO COMBATTERE LE RELIGIONI
O meglio: Perchè combattere le Istituzioni religiose
1) Per le loro pretese egemoniche e totalizzanti:
Tutte le Religioni sono imposte in modo capzioso fin dalla più tenera età, prima in famiglia e poi peggio ancora con la catechesi. Poi, tramite Tv e stampa, invadono pesantemente il quotidiano di tutti indistintamente come un macigno, per cui è difficile sottrarsi alla loro influenza, specialmente quando non si è sufficientemente acculturati. Non è un caso che ogni popolo o gruppo sociale ha la sua religione. Così non è difficile sostenere che un cattolico, in Inghilterra sarebbe un protestante, un mussulmano in Iran, un buddista in Tibet, un induista in India, un animista in Africa... Fra l'altro l'ora di religione nelle scuole pubbliche e l'ostentazione del crocefisso in tutti i luoghi pubblici rappresentano una chiara violazione del principio di neutralità di uno Stato Laico e una mancanza di rispetto delle minoranze.
2) Perché sono delle confessioni integraliste:
Ogni religione si ritiene depositaria del mandato divino e quindi ciascuna l'unica portatrice della "Verità". Questo atteggiamento genera incomprensioni e diffidenze verso altri popoli e crea il presupposto di conflitti e guerre con altri popoli che professano altre religioni. Ogni verità dovrebbe considerarsi falsificabile, cioè suscettibile di verifiche e ripensamenti. Solo a queste condizioni è possibile il dialogo con altre culture, filosofie e modi di vivere.
3) Perché ostacolano le libere scelte individuali:
Ricordiamo che la Chiesa Cattolica è contraria ai rapporti sessuali fuori del matrimonio, all'uso dei contraccettivi, alla pillola del giorno dopo, all'aborto, al divorzio, al riconoscimento formale delle convivenze di fatto, all'eutanasia passiva, a quella attiva volontaria. L'etica individuale e quella sociale di un popolo o gruppo sociale sono dei valori da costruire sulla base di situazioni particolari in cui vengono a trovarsi i soggetti e senza pregiudizi o imposizioni od ostacoli di carattere fideistico e dogmatico.
4) Perché ostacolano il progresso culturale e scientifico:
Da sempre la Chiesa Cattolica ha ostacolato il sapere e la ricerca scientifica soprattutto perché mette in discussione i suoi principi, i suoi dogmi e il suo potere costruito su tradizioni schiaviste. Tra le sue avversioni che ha sconcertato di più, è quella che riguarda lo studio e la pratica della medicina. Infatti giudicò immorale lo studio dell'anatomia e peccatori i medici che lo facevano, perché comportava sezionare i cadaveri. Giudicò immorale la vaccinazione e peccatori i medici che la facevano, perché comportava inoculare fluidi animali nel corpo a immagine di Dio. Giudicò immorale il trapianto di organi e peccatori i medici che lo facevano, perché comportava introdurre in un corpo organi afferenti all'anima di un altro corpo. Gli strali della chiesa ieri si sono rivolti contro Galileo, Darwin, Freud, Victor Ugo, Moravia, il modernismo, oggi contro la ricerca sulla clonazione ad uso terapeutico e la procreazione medicalmente assistita. La Chiesa fondamentalmente resta ancorata al passato ostacolando le nuove esperienze di vita e speculando sull'ignoranza, come tutte le altre religioni.
5) Perché pongono l'accettazione del dolore e la rassegnazione come viatici per la salvezza:
Tutte le religioni predicano l'ubbidienza, il sacrificio, l'umiltà e la rassegnazione, cioè il suicidio delle coscienze individuali. Praticamente dice: poveri rassegnatevi e non lamentatevi, non protestate. Non è questo il modo per superare difficoltà e sofferenze, ma ricercando nuove opportunità, utilizzando conoscenze ed esperienze del passato, senza per questo affidarsi a facili illusioni. In fondo la Chiesa come tutte le altre religioni ha sempre speculato sul dolore.
6) Perché fanno del terrorismo ideologico:
Raccontando ai bambini la favola del Paradiso per i buoni-ubbidienti e dell’Inferno eterno per i cattivi-disubidienti, non fanno altro che terrorizzarli. Fra l’altro solo delle menti profondamente malate potevano immaginare delle cattiverie e crudeltà così perverse. Per mitigare queste, hanno poi inventato il Purgatorio, così per salvarsi si può anche peccare purché poi pentirsi. C’è da aggiungere che il successo delle religioni è dovuto proprio al terrore che incute l’idea dell’inferno eterno inculcata nelle menti dei fanciulli quando essi non hanno ancora messo in atto delle difese psicologiche: così quell’idea resta impressa in modo indelebile e difficilmente rimovibile. E’ indubbio pure che senza quell’idea terroristica crollerebbe tutta la architettura ideologica del castello di carte delle religioni. La stessa Bontà Divina poi diventa possibile solo dal fatto che si può essere risparmiati da queste pene eterne a condizione di una sottomissione completa ai dettami Divini, che in ultima analisi sono quelli delle gerarchie ecclesiastiche delle rispettive Religioni.
E' indubbio che in questo modo si deresponsabilizza l'individuo di fronte alla sua comunità e ne fa un debole alla mercè di chi poi sfrutta i suoi bisogni e le sue debolezza, fra cui maghi, fattucchieri e imbroglioni vari e infine la stessa Chiesa. Perché poi meravigliarsi di Wanni Marchi? Questo vale anche per la religione buddista, anche se non crede in un Dio creatore.
Si dice che l'uomo non è un animale e quindi deve imparare a controllare i suoi istinti primordiali. D'accordo. Ma questo non significa reprimerli come pretenderebbero tutte le religioni. In effetti poi questa repressione va a cadere soprattutto sui più deboli, i più indifesi e i meno abbienti, perché poi gli altri, godendo di maggiori libertà, hanno modo di fare più liberamente le loro scelte. Sicché possiamo facilmente constatare che divi, uomini facoltosi e importanti passano facilmente da una convivenza ad un'altra, da un matrimonio ad un altro con estrema disinvoltura, anche se poi si schierano ipocritamente per opportunismo, a fianco della Chiesa e contro atei e liberi pensatori nella lotta sui principi etici.
Una società civile ha bisogno di cittadini responsabili nei confronti di uno Stato e della sua comunità di appartenenza. Ciò comporta dei doveri da parti dei singoli cittadini, ma anche dei diritti giuridici e sociali nei loro confronti: questo è il solo modo per consentire un vivere in armonia con gli altri, ma anche per scoraggiare e prevenire ogni forma di delinquenza.
7) Perché ostacolano la crescita psicologica dell'individuo:
Tutte le religioni predicando una morale contro natura, generano conflitti negli animi di bambini e credenti. Per placare poi tali conflitti, essi sono costretti ad affidarsi ai preti, dai quali poi si viene a creare una dipendenza psicologica. In questo modo si rende problematica un'autonoma e responsabile determinazione delle coscienze umane.
8) Perché creano conflitti interiori.
LA CHIESA POI:
a) Invoca le radici cristiane degli Italiani:
Le nostre tradizioni sono un insieme di culture tra cui quelle delle lotte contro l'oscurantismo religioso e di tutti quei movimenti popolari d'ispirazione marxista e socialista per le rivendicazioni sociali dei lavoratori. Fra l'altro il cristianesimo è intriso di falsi valori quali l'autoritarismo, il maschilismo, la sessuofobia, l'omofobia. E' stata contro il progresso scientifico, contro le operazioni chirurgiche, contro l'istituzione della scuola pubblica, contro l'emancipazione della donna, contro la libertà sessuale. Semmai le radici cristiane costituiscono dei motivi di aspra critica di biasimo, di cui i credenti si dovrebbero vergognare soprattutto se si pensa alle persecuzioni e alle scomuniche con le loro centinaia di migliaia di vittime della fede cristiana nella sua "gloriosa" bimillenaria storia, verso i pagani, gli indigeni nelle missioni di "evangelizzazioni", gli "infedeli" nelle Crociate, gli eretici, gli atei, gli ebrei, i cristiani non cattolici, le "streghe"… Ed è troppo facile che il Papa invochi il perdono senza il dovuto risarcimento dei crimini commessi e senza mettere da parte la propria egemonia. Per questi motivi, siffatto perdono si configura come una messa in scena, tanto per gettare fumo negli occhi.
b) Dichiara di predicare l'amore e la concordia tra gli uomini:
Ma a questo fine non servono le prediche. La pace fra gli uomini si conquista attraverso la lotta tra le diverse forze sociali in campo.
Si afferma che Gesù ha portato un nuovo Vangelo, quello dell'amore universale. Sembrerebbe una rivoluzione sociale. Ma così non è se si lascia il diritto di sfruttare i più bisognosi e meno abbienti. Messaggi del tipo "beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli", "porgi l'altra guancia", "beati gli ultimi perché essi saranno i primi" sono i veri messaggi del cristianesimo ed implicano una accettazione passiva della propria condizione di vita "per nascita". Anzi ne esaltano gli aspetti negativi (povertà, dolore, soprusi subiti) ponendoli su un piano di ineluttabilità (la famosa "valle di lacrime", ed il celeberrimo "passaggio verso un mondo migliore"). Ma qual è lo scopo di questi messaggi? E' la possibilità di gestire le masse dei poveri, dei deboli e degli schiavi dando loro in cambio un sogno che si realizzerebbe solo dopo la morte e solo dopo una vita passata a non ribellarsi al potere; è quello di rendere i cittadini sudditi docili come cagnolini ammaestrati alla mercé di potenti e padroni, e pronti a strisciare per ottenere i più elementari diritti vitali. In definitiva questi messaggi ostacolano l'emancipazione dalla schiavitù e dal servilismo. Con questo amore universale si pretenderebbe che uno sfruttato, un oppresso debba accettare, amare il proprio sfruttatore e oppressore. Così questo precetto ha lo scopo di codificare la schiavitù/servitù senza la necessità di doverla imporre con la forza. Ancor peggio se si aggiunge “porgi l'altra guancia”.
Non a caso i rappresentanti dei regimi più retrivi e conservatori dichiarano di ispirarsi ai principi religiosi, salvo poi calpestarli palesemente per difendere, di fatto, il loro potere e i loro privilegi. In questi casi trovano sempre il pretesto per giustificare le loro azioni, come nel caso ultimo dell'aggressione all'Iraq con la quale si sta imponendo il dominio dell'imperialismo Usa. Con le guerre non si costruisce nulla, si troncano vite umane (40 milioni nell'ultima guerra mondiale), si distruggono cose e risorse naturali che potrebbero essere impiegate meglio per il bene dell'umanità. Le armi servono solo per imporre un dominio su altri. Rappresentano un modo rozzo, incivile, irrazionale per risolvere le controversie tra gli umani. Meno che mai si dovrebbero usare in nome di un Dio o con la benedizione di ministri di Dio, come è successo quando i soldati italiani sono partiti per l'Iraq.
c) Dichiara di schierarsi dalla parte dei poveri e degli oppressi:
Ma solo a parole, tanto per gettare fumo negli occhi, nei fatti poi si allea con privilegiati, potenti e governanti, dai quali poi ottengono sovvenzioni e riconoscimenti di ogni natura.
d) Dichiara di fare la beneficenza e la carità:
Questo è solo fumo e poco arrosto. Infatti, solo una piccola parte di questi fondi raccolti per tale scopo va a finire ai destinatari. E poi l'uomo non ha bisogno della carità cristiana, ma del pieno riconoscimento politico dei suoi diritti naturali. Così la religione diventa il pretesto per mettere quest'ultimi in secondo piano o per accantonarli.
e) Dichiara di essere una consolazione per gli afflitti e i diseredati:
Ma proprio questo va evitato. I mali, le inquietudine, le sofferenze dovrebbero essere risolti a monte ed in modo razionale e scientifico con la partecipazione di tutti e di tutti i mezzi che si hanno, messi a disposizione per tutti, ricchi e poveri e senza panacee, suppliche, preghiere, processioni, riti, pellegrinaggi, oboli a preti, santoni e maghi.
f) Si aggiunge che Gesù ha affrontato il calvario della crocifissione per salvare l'umanità
Ma qual è il messaggio a tal proposito? Che la nostra salvezza deve passare attraverso le sofferenze, il sacrificio, le umiliazioni, le ingiustizie sociali. Quindi è un invito ai meno abbienti ad accettare tutte queste cose senza ribellarsi.
g) Dichiara che l'uomo è debole, è imperfetto e che senza l'aiuto di Dio non può vivere una vita felice e salvarsi
Perché poi davvero i credenti vivono una vita felice e piena di soddisfazioni e senza tormenti e conflitti? Non conosco le statistiche a tal proposito. Se qualcuno le conoscesse e me le può comunicare ne sarei grato. Ma da quel che mi risulta personalmente direi poi di no. Comunque io non vorrei mettere sotto processo l'uomo e la sua natura fatta di bisogni e limiti, e che lo rendono vulnerabile e debole. Io dico che sono imperfette queste regole sociali perché non sono fatte a misura per uomini liberi e con pari diritti e dignità, come succede in una famiglia che si rispetti, ma a misura di padroni e schiavi-servi, di padroni che hanno bisogno di sottomettere degli uomini resi schiavi e servi per creare e conservare i loro privilegi. Da una parte si chiedono soprattutto ai meno abbienti cose assurde se non impossibili, comunque difficili da mantenere e poi si colpevolizzano, si processano e si condannano se non rispettano certi divieti. Non è un caso che le religioni di origine giudaiche siano calibrate su misura per società schiaviste e servili.
h) Promette miracoli e il Paradiso:
Intanto bisogna premettere che i miracoli non sono un'esclusiva di nessuna religione. Inoltre:
1) Oggi la scienza riesce a dare una spiegazione scientifica di molti di questi fenomeni. Fra l'altro è stato provato che, dopo interventi chirurgici o autopsie di cadaveri, molte malattie erano recedute spontaneamente e senza che il soggetto ne fosse stato a conoscenza. Quindi si può affermare che i miracoli, se poi veramente sono tali, rientrano nella casistica degli eventi naturali.
2) A conferma della veridicità dei miracoli si chiede sempre conferma alla scienza, come se questa debba saper spiegare ogni cosa, pretendendo così di legittimare un ipotetico intervento divino. In questo modo, fra l'altro, si porrebbe la scienza al di sopra della religione conferendole così il carattere di religione suprema.
3) D'altra parte non si può escludere l'ingenuità, l'errore e malafede di scienziati e preti anche in considerazione degli interessi che girano dietro questi "miracoli". Infatti, se si analizza bene il fenomeno si scopre che dietro girano sempre interessi di singoli e di categorie sociali che lucrano su questi fatti.
4) Infine perché Dio dovrebbe cambiare la sua volontà dietro le suppliche e gli oboli in denaro per favori terreni ed ultraterreni? E' come pretendere che le leggi dell'universo siano cambiate a favore di un singolo postulante. A parte il fatto che a me questo Dio sembra avere più l'aspetto di un avido despota. Infatti, quella di fare facili promesse in cambio di profitti, è la solita politica di tutti i politicanti. Buona per gli ingenui e i creduloni.
Conclusione
In definitiva il credere o il non credere non dovrebbe intendersi come una scelta innocua di vita, come un indifferente opzional, o peggio - secondo i preti - come opera del maligno nel caso dei non credenti e come dono nel caso dei credenti. Bisogna gridare ai quattro venti che le religioni sono un male, sono un misto di ignoranza, dominio, arroganza, paure, superstizioni; sono una vergogna per la dignità dell'uomo, per la sua coscienza, per la sua intelligenza; sono un ostacolo alle libere scelte individuali, al progresso sociale e scientifico. Infine creano insicurezze e difficoltà alla crescita psicologica dell'individuo, poiché fanno del terrorismo ideologico specialmente sui bambini quando si minacciano di castighi terreni ed ultraterreni. In alternativa bisognerebbe proporre una cultura atea, un'etica atea, senza Dio, ma anche senza altri miti sostitutivi, quale il potere, il denaro, il successo, il partito, la scienza, in nome dei quali di volta in volta si massacrano intere popolazioni. In pratica si tratta di accettare l'uomo con tutte le sue passioni, i suoi istinti, le sue capacità, ma anche con tutti i suoi limiti e le sue debolezze, di contro alla pretesa delle religioni di riproporcelo docile e mansueto, in forma idealizzata, come farebbe comodo ai lor signori.
Francesco Lantana